Ho guardato ieri sera la puntata di Presa Diretta e mi sono commossa per la sorte delle operaie della Omsa di Golden Lady. Conoscete la vicenda?
Fino a qualche anno fa, lo stabilimento Omsa di Faenza dava lavoro a oltre 300 operaie. Dal 2005 la casa madre Golden Lady ha deciso di spostare la sua produzione di calze e collant in Serbia, dove la manodopera costa meno di un quarto rispetto a quella italiana e dove gli incentivi statali premiano le imprese straniere che investono e assumono in loco. Certo è una scelta imprenditoriale che non si può biasimare: il profitto non deve assolutamente essere demonizzato, ma così le operaie italiane della Omsa da tempo sono in cassa integrazione, alla fine della quale perderanno il lavoro e lo stipendio.
Così mi sono interrogata sul valore del “Made in Italy”. Voi cosa ne pensate?
Ritenete che sia davvero un “plus” per un prodotto? Una garanzia di qualità, di artigianalità, di buon gusto estetico, di cose ben fatte? Oppure è solo sinonimo di prodotto più costoso?
Non è indicato il "Made in" |
Anche qui nessuna indicazione sul "Made in" |
Il "Made in Italy" è evidente in basso a sinistra |
Il "Made in Italy" è specificato in basso a destra |
Mentre dietro al “Made in China” o al “Made in Serbia” ci sono aziende anche italiane che producono all’estero, e lavoratori italiani in cassa integrazione o che hanno perso il lavoro.
A volte, anche con un banale acquisto, come quello di un collant, si possono fare scelte importanti. Ci avevate mai pensato?
Se ci ho pensato? Assolutamente si Claudia. E' già da un po' che non compro calze da goldenpoint per via della scelta imprenditoriale della OMSA e spero facciano altrettante donne che hanno a cuore il futuro del nostro paese, perche' negare lavoro alla gente vuol dire non permettere a qste di dare un degno futuro ai figli che verranno (vedi il non potersi permettere di pagare la retta universitaria al proprio figlio).
RispondiEliminaE comunque in molti articoli la differenza si vede. Ti faccio un esempio: io compro spesso articoli Freddy e Dimensione Danza, non perche' ballo ma perche' mi piace la comodita' dei loro articoli. Circa 9 anni fa ho comoprato un paio di scarpe da ginnastica freddy a stivaletto che amo e che uso tuttora, pagate 125 euro. Un po' care, mi dirai, ma ancora adesso hanno la pelle intatta all'esterno, un poco rovinate all'interno, ma mettibilissime. Sempre usate per il tempo libero, vacanza e lavoro: sfruttate al massimo! Due anni fa, ne comprai un altro paio un po' piu' strette e di un modello piu' "avanzato", bellissime, ma stranamente pagate un po' meno rispetto a quelle di 9 anni fa. Nonstante le usi meno delle altre, e' da un po' che la pelle esterna si sta spellando e devo manutenerla con l'attak. Ma si puo'? Forse questo vuol dire che spendendo meno probabilemnte il materiale e' di qualita' inferiore?!
Non hai idea di come ci sia rimasta male!
Pertanto in base alla mia esperienza, preferisco un made in Italy, pagarlo di piu' ma aver la garanzia di un prodotto di qualità e resistente nel tempo.
Anch'io sto boicottando OMSA da qualche tempo, avendo sentito la notizia
RispondiEliminaodio i collants quindi non ho questo problema.♥♥♥♥♥♥♥♥
RispondiEliminakiss
Erika
My Free Choice
la conosco sì la situazione e mi fa veramente schifo pensare a come si stia riducendo il nostro Paese, aziende che se ne vanno perché qui non conviene più produrre...e qui famiglie intere che rimangono senza lavoro. Di questo passo non so dove andremo a finire, non si investe sul futuro, che tristezza
RispondiEliminanon ci avevo mai pensato.
RispondiEliminama sicuramente d'ora in poi, presterò la dovuta attenzione :-)
http://nonsidicepiacere.blogspot.com/
assolutamente si! E' una scelta molto importante e serve anche ad individuare la qualità di un prodotto. Un motivo in più per fare attenzione quando si acquista!
RispondiEliminaBuon pomeriggio,
Benedetta
www.daddysneatness.blogspot.com
Conosco la situazione ed è un vero peccato che spesso le scelte legate al profitto vadano a discapito sia della qualità del prodotto che del lavoro di tante famiglie di connazionali !.
RispondiEliminaPartecipa al Fashion and Cookies' Glam Girl giveaway, puoi vincere due make up sets di Benefit e Urban Decay !
Fashion and Cookies
Fashion and Cookies su Facebook
Segui su Bloglovin
Twitter
sono rimasta anche io angosciata da questa situazione...già Report aveva proposto un servizio simile, ma questo mi ha proprio lasciato l'amaro in bocca!
RispondiEliminaIl sistema è sbagliato!
http://glitter-i-t-a.blogspot.com/
http://glitter-i-t-a.blogspot.com/
http://glitter-i-t-a.blogspot.com/
sono perfettamente d accordo con voi.
Eliminaxoxo Kami
avevo letto di questa cosa, ma uso pochissimo questa marca.
RispondiEliminaspesso è vero, gli imprenditori utilizzano la dicitura "made in italy" per giustificare un prezzo più alto.
personalmente cerco di mantenere i miei soldini nel circuito italiano, ma spesso i prezzi (solo perchè made in italy) sono veramente inaccessibili...
Gorgeous tights! Thank you for your lovely comments. Following you now. Hope you will follow me back.
RispondiEliminahugs from New York,
xx
Ask Erena
http://askerena.blogspot.com/
http://eabshop.blogspot.com/
P.S. See what is new in my shop!
Somo assoltamente d'accordo con te, per quanto mi riguarda non comprero' piu' collant omsa, sono allibita di fronte all'ennesima scelta che penalizza il lavoro in italia e tutte le conseguenze che ci saranno....
RispondiEliminaAnche io ho sempre preferito il made in Italy, anche perchè ritengo sia meglio scegliere un prodotto magari più costoso ma che sia più valido e che duri di più nel tempo. Mi dispiace tanto per quelle operaie e per le loro famiglie...che tristezza...un motivo in più per scegliere il made in Italy!
RispondiEliminaUn bacio, Irene
E' un discorso complicato, naturalmente a parità di rapporto qualità/prezzo preferisco sempre il made in Italy ma non dimentichiamo che, in questi tempi di crisi, anche risparmiare qualche euro è importante quindi perchè demonizzare il made in Serbia se alla fine il prodotto è buono e al giusto prezzo. Quello che dovremmo veramente imparare è a non far scappare gli imprenditori!
RispondiEliminacredo che un capo made in italy abbia una marcia in più per quanto riguarda la qualità, io cmq compro tranquillamente anche capi low cost e mi trovo bene ;)
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaI find Italian products (esp. Shoes) very durable with high quality, but issues on stamp packages is really confusing and often misleading.
RispondiEliminaomsa è decisamente vintage!!! :D
RispondiEliminaThe Shabby Labels
Si, purtroppo conosco la vicenda e la trovo tristissima!! Non compro più Omsa da allora!
RispondiEliminaMi piace il tuo blog, è il primo del genere nel quale mi imbatto: molto originali gli argomenti trattati!
Ti andrebbe se ci seguissimo a vicenda per restare in contatto? Io mi unisco al tuo blog seguendoti, ti aspetto da me, mi farebbe piacere!
Entrophia | Behind green eyes
Inoltre ti segnalo il mio giveaway, qualora tu fossi interessata: Beauty giveaway: GoodSkin Labs Exten-10 + Equinol
Omsa!!
RispondiEliminaMia mamma da piccolino mi mandava a comprare le calze nel negozio vicino casa.
La scusa era "così impar ad andare in giro da solo"... Quanti ricordi mi hai riportato alla mente!
Great post!!!
RispondiEliminaxoxo
http://besosmulticolor.blogspot.com/
Ne avevo parlato anche su Facebook, è una cosa davvero molto triste. Inoltre, se la gente rimane senza lavoro perchè tutti spostano la produzione all'estero, chi compra questi prodotti? Con che stipendio? Credo che il made in italy vada difeso, se non per la qualità, che è comunque indiscussa, per spirito di solidarietà...
RispondiEliminaNon ci avevo mai pensato... però io non utilizzo i collant!
RispondiEliminaxoxo Mara
Il made in italy che sta resistendo è il FOOD. Il resto pian piano si sgretola.. anche a partire dall'alta moda. Chi resiste è lusso. Va difeso eccome... Però in questi periodi di low cost il made in china ci fa comodo e ne siamo circondati!
RispondiEliminaGLORIA
{ Scacco alle Regine }
concordo con te! purtroppo le aziende devono raggiungere determinati risultati reddituali, i costi delle materie prime aumentano e per non intaccare i prezzi di vendita o la qualità dei prodotti (che fanno perdere clienti)bisogna procedere a razionalizzazioni delle strutture che richiedono spesso la riduzione del personale!
RispondiEliminail made in italy è un valore aggiunto ma con la crisi che c'è si predferisce puntare su altro (in questo quoto gloria)
baci
http://theshopaholicnextdoor.blogspot.com/
Ciao,
RispondiEliminahai affrontato un discorso molto importante e delicato, e forse un blog non è il posto più indicato per affrontare certe tematiche, ma desidero comunque esprimere un mio pensiero. Vivo in una regione di confine , la Slovenia e la Croazia sono mete frequenti di miei spostamenti , e sono delle realtà che conosco benissimo,
Slovacchia, Romania , ed altri Paesi dell'Est vivono la stessa realtà. Anche le donne e uomini che vivono in questi Stati che sono da poco usciti da regimi totalitari, hanno voglia di fare di emanciparsi di essere economicamente indipendenti , e ai miei occhi una ragazza Croata , o Romena vale quanto una ragazza Italiana. Anche loro hanno figli da mandare a scuola , case da costruire , mutui da pagare .
Predichiamo la globalizzazione , ma poi ci scandalizziamo
quando viene applicata.
Da 3 anni la mia parrucchiera è una cinese ( taglio e piega 10 euro) prima ne spendevo 50/60 , con lo stesso risultato....
Non tutto il Made in Italy è sinonimo di eccellenza !
Forse si stanno pagando politiche industriali sbagliate , eccesso di produzione , errori sindacali ,per anni ci siamo crogiolati in situazioni di privilegio , pensando che non sarebbe mai cambiato nulla , Aziende che non hanno rinnovato impianti, che hanno appunto pensato che
il fatto di essere "Made in Italy" fosse una garanzia contro la concorrenza ...i fatti ci dimostrano che non è così . Certo dispiace perchè a pagarne il prezzo sono sempre i soliti!
.....sono comunque mamma di una ragazza che per trovare un lavoro adeguato ha dovuto emigrare ....
Buona domenica
ave
questo è il primo blog del genere che trovo in giro.
RispondiEliminacomplimenti per l'idea. davvero.
certo sarebbe allettante se ci fossero le tue foto e se gli uomini non potessero vederlo per non confondere lo shopping intimo con il sesso. ;)
http://palermostreetstyle.blogspot.it/
"il profitto non deve assolutamente essere demonizzato" ?
RispondiEliminaDa un po' di tempo le aziende spacciano il "Profitto" come un nuovo valore ma questa affermazione non trova tutti d'accordo. Dall'inizio dell'era industriale le aziende hanno iniziato la loro corsa al profitto servendosi di un solo e semplice strumento: LO SFRUTTAMENTO.
Prima era lo sfruttamento delle risorse degli altri paesi (leggasi COLONIALISMO) oggi, invece, si fa ricorso ai vantaggi derivanti dalla GLOBALIZZAZIONE.
Le aziende, di fronte al mercato globale ed alla facilità con cui oggi si reperiscono informazioni sono costrette a contenere i loro prezzi di vendita equilibrati dalla legge della domanda e dell'offerta ed essendo obbligate ad acquistare le materie prime al prezzo stabilito dalle borse sono indotte, al fine di ricavare il massimo profitto, ad usare l'ultima chance rimasta: lo SFRUTTAMENTO DELLE PERSONE.
Qualcuno dice che le aziende portano benessere in quei paesi in cui rilocalizzano gli impianti ma sfugge il fatto che creano disagio, se non disperazione, in tutte quelle persone che si trovano improvvisamente senza impiego (magari con un'età avanzata e lo svantaggio di essere donna e madre di famiglia. Verrà il momento in cui non sarà più conveniente lo sfruttamento del filone della manodopera a basso costo e allora cosa succederà? Non sarà che le aziende (ma ricordiamoci che dietro a questo semplice nome ci sono persone con potere decisionale) auspicheranno tragici eventi bellici o catastrofici dai quali può nascere la ricostruzione di una nuova economia (e nuovi profitti - Terremoto dell'Aquila Docet!)? Chiediamoci infine: ma che senso ha tutto questo profitto nelle mani di poche persone? ma il benessere creato con il lavoro di tanti operai/ie costretti a ritmi incalzanti e stressanti in cui si corre la "Corsa nella giostra dello scoiattolo" sarà vero benessere? Ai futuri filosofi dell'economia l'ardua sentenza!
Giorgio